Alcune riflessioni, per tesi, su un’ipotesi condivisa di riforma dell’Istruzione Artistica

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1. Premessa
Queste brevi considerazioni vogliono essere un piccolo contributo al percorso avviato con il Convegno svolto recentemente a Venezia, presso l’Istituto Statale d’Arte2
. In quella sede , sono stati messi in luce tutti i limiti e le “doppiezze” delle recenti iniziative messe in atto dal Governo sull’Istruzione Artistica, all’interno di un disegno più complessivo di depotenziamento della Scuola Pubblica, in un’ottica di essenzializzazione dell’offerta formativa, ispirata a pure logiche di tagli ai servizi che uno Stato democratico e moderno dovrebbe viceversa saper garantire3.
Questo non solo perché la Scuola Pubblica è chiamata, come in nota 3, a dare a ciascuno tutti gli strumenti necessari per una piena e consapevole cittadinanza ma anche perché solo attraverso un Sistema Formativo moderno sarà possibile per il Paese vincere quelle sfide che la globalizzazione di fatto ci impone. L’Istruzione Artistica, su quest’ultimo versante può dare un contributo importante, sia in termini di tutela, conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico, vero valore aggiunto del Paese, sia come fucina per lo sviluppo di quella “cultura del bello” che sta alla base del fenomeno “Made in Italy” che tutti, a parole, dicono di voler sostenere.
Questo, sia chiaro, non può tradursi in un semplice arroccamento dell’esistente: curricoli e programmi, specie negli indirizzi ordinamentali risalgono a tempi ormai lontani, con strutture del ciclo di studi, come negli Istituti d’Arte, basati su un triennio iniziale e un biennio finale indifendibili e che devono essere superati, anche alla luce del prolungamento dell’obbligo scolastico che impone scelte diverse. In altre parole, la “provocazione” messa in campo dall’attuale Governo può essere, sempre che ne abbiamo la forza e l’intelligenza necessarie, un momento per un’autentica modernizzazione e miglioramento dell’intero settore.
Dobbiamo in tempi rapidi saper individuare una proposta di riforma seria dell’Istruzione Artistica da sottoporre non solo al Governo ma anche alle forze politiche, alle organizzazioni sindacali, al mondo della cultura e dell’imprenditoria, ipotesi di riforma che sappia coniugare non solo curricoli adeguati ma che affronti anche i nodi dell’efficienza e dell’efficacia del sistema, senza lasciare questi aspetti alla demagogia dei troppi Brunetta di turno.
Soprattutto, dobbiamo evitare, noi crediamo, di dare un’immagine di una corporazione che si muova “pro domo sua”: solo così potremo condividere la nostra protesta e le nostre proposte non solo con l’attuale utenza ma, più in generale, con una più vasta opinione pubblica, cosa questa che più di altre inquieta “il Grande Timoniere”.
In altre parole, solo essendo credibili a tutto campo, riusciremo a creare le condizioni per un “diritto all’ascolto”, che può essere premessa per una resipiscenza, sia pure tardiva, di chi oggi regge le sorti del nostro Paese.

Ciò premesso, le considerazioni che seguono hanno come punto di partenza gli Istituti d’Arte, l’ambito di lavoro di chi scrive queste note. È del tutto evidente che si tratta di un ambito parziale, che andrà necessariamente raccordato, nel corso del dibattito, con l’altro settore, quello dei Licei Artistici che insieme dovrebbero andare a concorrere alla formazione del nuovo “Liceo d’Arte” o (come sembrerebbe più consono agli scriventi) del nuovo “Liceo delle Arti”. In ogni caso, ci è sembrato opportuno partire da questo settore per dare avvio a un percorso il più possibile unitario che in tempi celeri sappia enucleare una proposta di riforma, aperta sia a chi nel mondo dell’Istruzione Artistica lavora quotidianamente ma anche, si spera, a proficui contributi esterni.

1 Questo non è e non vuole essere il solito documento contrabbandato come il Verbo. È piuttosto un abbozzo, l’avvio di un work in progress, che si spera possa essere integrato, modificato, migliorato dal contributo di molti. Per questa ragione ogni capitolo è caratterizzato da un numero e, eventualmente, suddiviso in paragrafi numerati, per facilitare l’opera di revisione e integrazione.
2 ISA Venezia, 11/12/2008, convegno organizzato dal CESP, gli atti sono attualmente reperibili in:
www.cesp-pd.it
3 Dall’Articolo 3 della Carta Costuzionale: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

2 lascia un commento:

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